L’Intelligence tra storia e leggenda

“Chi legge sa molto, ma chi osserva sa molto di più.”

Potremmo partire proprio da questa citazione di Platone per affrontare il tema dell’Intelligence.

Aggiungendo che l’Intelligence è il prodotto di chi legge e osserva. Di chi ricerca e poi sgrossa la materia, così come fa un cesellatore; sgrossa la massa grezza di informazioni che trova, elaborando un prodotto finito, ecco questa è a mio avviso oggi l’Intelligence. Un ciclo di raccolta ed elaborazioni di dati ed informazioni, da analizzare e trasformare poi in Intelligence, quindi in informazioni riservate, da sottoporre all’attenzione del decisore pubblico o privato, per le opportune valutazioni e conseguenti decisioni.

L’Intelligence quindi è un ciclo di analisi di informazioni e dati. Partendo da questo concetto possiamo facilmente percepire che il primo elemento sul quale dobbiamo soffermarci sono le informazioni ed i dati, ma quali informazioni e quali dati vanno ricercati? Sicuramente questo è un input che parte dal decisore, che deve chiedere quali informazioni e quali dati intende ottenere tramite l’Intelligence, per gli scopi che si prefigge di raggiungere. La parola Intelligence è molto generica, tanto è vero che, spesso è seguita da uno o più aggettivi che la completano e la caratterizzano, parliamo infatti di Intelligence pubblica, Intelligence privata, Intelligence militare, Intelligence economica, e così via.

Intelligence dicevamo quindi, vuol dire più cose: informazioni, analisi, raccolta di dati, raccolta di notizie, raccolta di immagini da una o più fonti, ma vuol dire anche spionaggio e controspionaggio. Le fonti a loro volta possono essere classificate in maniera differente: bianche, grigie o nere se ci si basa appunto sul livello di segretezza ed accessibilità delle stesse, le prime sono le fonti aperte cioè quelle accessibili a tutti, le seconde quelle meno accessibili, le ultime sono le fonti chiuse o coperte accessibili quindi solo ai Servizi di Informazione e Sicurezza; le fonti vengono ulteriormente classificate in seguito a tale processo anche sulla base della loro attendibilità, cioè se la fonte nel tempo ha fornito informazioni riscontrabili ed utili per chi le ha richieste e le deve usare per decidere, e viene assegnato loro un livello di importanza ed attendibilità via via crescente.

La storia dell’Intelligence come ci ricordano e raccontano gli innumerevoli testi presenti in letteratura e dedicati all’argomento è vecchia quanto l’uomo, risale a quando si comincia a sentire il bisogno di conoscere per decidere, valutare, agire o ritirarsi difronte ad una necessità.

Il primo studioso o stratega al quale si fa risalire l’analisi di tale tematica è secondo le tesi più diffuse e unanimemente riconosciute, Sun Tzu. Generale e filosofo cinese, nato a Sun Wu nel 544 a.C. al quale viene attribuito uno dei più famosi manuali di strategia militare di sempre: l’Arte della Guerra. In questo manuale, egli sosteneva che vince chi sa meglio pianificare e sa pianificare chi ha le informazioni più dettagliate in anticipo, celebre ed emblematica è la sua frase: “il tuo scopo primario deve essere quello di prendere tutto sotto il cielo”, è evidente qui il richiamo a recepire tutto quello che sia possibile trovare in termini di informazioni da usare contro l’avversario.

Ecco, proprio da qui, convenzionalmente e di solito, si avvia la narrazione sull’Intelligence, una disciplina affascinante e ammantata di mistero, ma al contempo utile in ogni ambito, da quello pubblico a quello privato, dove al giorno d’oggi le due dimensioni si incontrano e si intersecano in maniera sempre più forte, fino ad incrociarsi e forse a confondersi in alcuni casi.

Si hanno tracce di Servizi di Intelligence già ai tempi dei Sumeri, degli Assiri e dei Babilonesi, cioè tra le più antiche ed organizzate comunità storiche della civiltà, le quali vivevano in quella che è la “Terra tra i due Fiumi”, il Tigri e l’Eufrate, una terra che ha dato vita ad una delle prime città al mondo,Çatal Hüyük, circa 8 mila anni fa, siti intrisi di storia millenaria, dove miti e leggende si intrecciano con fatti e scoperte archeologiche di straordinaria importanza, luoghi dove nascono le prime forme di scrittura a scopi commerciali, i primi codici giuridici scritti come quello di Hammurabi, terre fatte di sabbia e deserto, di caravanserragli e dune, spesso aride e disabitate. Lungo le rive dei due fiumi e al centro di essi, si estende la Mesopotamia, terra che gli arabi chiamavano Al Jazira (l’isola), una nicchia nella quale l’agricoltura fioriva in maniera meravigliosa e prospera.  In questi luoghi oggi martoriati dalle vicende legate all’ISIS, nasce la storia del mondo e anche le prime notizie sull’Intelligence, che troviamo pure nelle scritture sacre quando ci parlano del popolo ebraico. Intrigante è anche la leggenda che narra di come la Setta degli Assassini, fosse riuscita a sconfiggere il famigerato Saladino, infiltrando delle “cellule dormienti” (così si chiamano in gergo le unità infiltrate) fin dentro la sua scorta personale, al fine di carpirne ogni segreto ed utilizzarla al momento necessario, cosa che poi avvenne con successo.

Leggende affascinanti, che raccontano di tempi passati, ma i cui fatti potrebbero essere riscritti a distanza di secoli senza cambiare una virgola, storie di spie misteriose e sempre attuali.

La storia dei Servizi Segreti, ha inoltre contribuito attraverso figure storiche di suoi appartenenti o presunti tali, ad una diffusa letteratura in merito che va da Mata Hari a Lawrence d’Arabia giusto per citare due tra i più noti personaggi il cui nome è legato all’Intelligence, così come libri suggestivi e affascinanti come quelli di Gérard de Villiers o di John Le Carré dai quali sono stati tratti anche dei film molto intriganti, penso “Al sarto di Panama” di John Boorman oppure a “La Casa Russia” di Fred Schepisi. Come possiamo notare dunque, alle storie sull’Intelligence è legata anche una cinematografia importante, che ha fatto di alcune figure un cult della storia del cinema internazionale, l’agente speciale sotto copertura con licenza di uccidere 007 dell’MI6 di Sua Maestà britannica, scritto da Ian Fleming ed interpretato nel tempo da diversi attori di fama mondiale come: Sean Connery, Timothy Dalton, Roger Moore, Pierce Brosnan ed ultimo ma solo in ordine di comparizione Daniel Craig, è l’esempio più famoso in tal senso. Un personaggio affascinante 007 che interpretava storie suggestive, il quale però come usava dire il Presidente emerito della Repubblica italiana Francesco Cossiga, sarebbe stato scoperto anche da un vigile urbano per le sue caratteristiche troppo evidenti. Paese che vai usanze che trovi, recita un vecchio adagio popolare, ed è vero, perchè anche queste storie di spie e questi fatti andrebbero sempre contestualizzati, cioè calati nella loro territorializzazione più profonda, perchè non si può raccontare una storia di uomini senza analizzare la storia dell’ambito territoriale nel quale si svolge, questo vale per gli italiani e l’Italia, così come per gli inglesi e l’Inghilterra e così via, con una sequenza infinita che attraversa il mondo e le realtà che intende raccontare, spaccandole in due, per far vedere al mondo come sono fatte fuori ma soprattutto cosa contengono dentro, infatti  quello dell’Intelligence è uno studio che si è evoluto nel tempo, e trova applicazione e linee d’intervento differenti a seconda dei paesi e dei contesti geografici e socio-culturali nei quali si inserisce e dove probabilmente diverse componenti possono determinare delle influenze in merito, di fatto quindi si da importanza ad alcuni aspetti più di altri anche in base alle necessità che vengono percepite come più importanti di altre che non sempre sono le stesse da paese a paese.

In Italia lo studio di questa disciplina in passato non era molto diffuso, il motivo di questa distanza è da attribuirsi alla diffidenza che in passato ha coinvolto l’Intelligence o come comunemente viene definita con una dicitura un po’ datata, i “Servizi Segreti”, questo in Italia così come in tanti altri paesi nel mondo, una storia ammantata da vicende e trame buie, segreti e misteri, che avevano diffuso l’idea che l’Intelligence fosse qualcosa di ostile, fatta di luci ed ombre, e le ombre (come usava dire il giornalista Carlo Lucarelli nel noto programma televisivo BluNotte su RAI 3) alcune volte coprono e altre volte nascondono, un mondo coperto e nascosto quindi, oscuro e tenebroso; un ambito abitato da soggetti con la barba finta, il paltò con il bavero alzato, gli occhiali neri ed il cappello in testa per nascondersi il più possibile da sguardi indiscreti, per  non rivelare la propria identità, per celarsi al mondo come un ombra che si diluisce nel buio della notte fino a sparire, per dimostrare a tutti e forse anche a se stessi che quasi non esistono. Ecco questa era la percezione che si era diffusa in molti paesi (compreso il nostro) sui Servizi Segreti, un settore dello Stato fumoso e poco limpido dal quale diffidare e stare più alla larga possibile, fatti e vicende nelle quali non immischiarsi, idea che si rifletteva anche nella classe politica di allora, che poco entrava (erroneamente) nelle vicende legate ai loro Servizi di Informazione e Sicurezza, creando una lontananza sbagliata tra coloro che ricercano le informazioni (al fine di tutelare gli interessi dello Stato e dei suoi cittadini) e chi invece sulla base di tali informazioni deve prendere delle decisioni per conto dello Stato, di tutti noi quindi.

Non tutti i politici italiani a dire il vero avevano tale atteggiamento di distacco e diffidenza, infatti abbiamo avuto nel nostro paese dei veri e propri maestri di Intelligence, Aldo Moro e Francesco Cossiga, sono stati un esempio molto importante in tal senso. Oggi invece grazie ad una attenta attività di diffusione dell’argomento e ad un intenso lavoro di Cultura dell’Intelligence e della Sicurezza nazionale, dovuto anche ad una legge importante di riforma del comparto la L.124/2007, e ad una sinergia tra Istituzioni (sia pubbliche che private) che in altri contesti statali ha una storia molto più consolidata nel tempo, quelle diffidenze e quei timori si stanno superando, se è vero come è vero che le statistiche  certificano una fiducia di circa il 62% degli italiani nei confronti della nostra Intelligence, un cambio di passo importante rispetto al passato, ma rispetto al quale ancora molto di più si può e si deve fare, per raggiungere gli standard di diffusione e di sinergia dei nostri concorrenti, i quali paradossalmente dalla fine della Guerra Fredda in poi sono proprio i nostri più stretti alleati, perchè nella competizione internazionale come ricordava il Prof. Mario Caligiuri (Direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria) in un convegno dedicato al tema, non ci sono alleati ma solo competitor.

Si conclude così, questa breve e non certo esaustiva analisi sul mondo dell’Intelligence.

Siamo partiti per un viaggio (che mi auguro affascinante non solo per chi l’ha scritto, ma soprattutto per chi legge) tra storia e leggenda, dalle origini dell’Intelligence ai giorni nostri, analizzando proprio la funzione dell’Intelligence attuale. Una indagine quindi di come è cambiata nel tempo, sia dal punto di vista del suo utilizzo, che dal punto di vista della sua evoluzione, così come importante è anche la sua percezione nell’immaginario collettivo che via via nel tempo è cambiata in positivo. In alcuni paesi questo ambito si è sviluppato in maniera interessante anche dal punto di vista dell’Intelligence Economica, strumento necessario per preservare un sistema paese nel suo complesso ed il suo comparto aziendale, e di conseguenza la sua posizione come attore (piccolo, medio o grande) dello scacchiere globale. Un mondo quello dei Servizi di Informazione e Sicurezza, composto anche da numerosi acronimi (CIA, KGB, MI6, ecc.), che hanno contribuito e contribuiscono tutt’oggi ad aumentare il mistero che ammanta ed avvolge questo mondo nascosto e segreto, un mondo abitato da uomini e donne impegnati in attività di spionaggio e controspionaggio, ma anche di analisi e valutazione di dati ed informazioni, attraverso metodologie e tecniche che nel tempo si sono affinate e perfezionate sempre più, ciò che è cambiato in particolare è l’utilizzo di moderne tecnologie sofisticate ed efficienti, e gli ambiti di azione, da un’Intelligence prettamente militare ad esempio durante le 2 Guerre mondiali, si è giunti poi ad una Intelligence sempre più centrata sui problemi della conoscenza delle informazioni dell’avversario in termini capacità tecnologiche applicate all’uso della forza armata durante gli anni della Guerra Fredda, anni in cui l’Intelligence costituì l’elemento principale per le due parti in lizza, uno dei simboli di quella guerra non combattuta con le armi infatti potrebbe essere considerata proprio l’Intelligence. Anni in cui i Servizi Segreti dei due schieramenti (anche attraverso double agent) si spiavano a vicenda per la ricerca di informazioni che potessero garantire un vantaggio competitivo rispetto all’avversario, spie che non di rado venivano scoperte ed arrestate, emblematica in tal senso è la storia del ponte di Glienicke, quello che è passato alla storia come il “ponte delle spie” (la sua storia ha ispirato ben 2 film: “ Funerale a Berlino” del 1966 con Michele Caine ed “Il ponte delle spie” con  Tom Hanks del 2015), un ponte che si trovava a metà strada tra la Germania Est e quella Ovest, sul fiume Havel che collega Berlino a Potsdam e dove in tre diverse occasioni vennero scambiate circa 35 spie tra le parti avverse, era il periodo tra l’inizio degli anni ’60 e la fine degli anni ’80; si è poi arrivati con la caduta del Muro di Berlino a non avere più un nemico ben preciso ed un campo simmetrico verso cui puntare le proprie attenzioni e le proprie forze in termini di uomini e mezzi, ma ad evere un raggio d’azione sempre più globale e multipolare (apolare secondo alcuni) con minacce multiformi e asimmetriche, dove l’Intelligence si è trovata difronte alla necessità di guardare con attenzione a diverse problematiche di natura economico-industriale, ma anche legate al terrorismo internazionale, alla criminalità organizzata ed alla sicurezza cibernetica, ambiti che meriterebbero per ognuno di essi una analisi approfondita ed attenta.

Ambiti che ad oggi interessano il mondo in cui viviamo in maniera sempre più crescente, basta dare uno sguardo all’ambito economico ed industriale, ad esempio alle Economie Emergenti ed alla competizione in questo campo tra paesi industrializzati e paesi di nuova industrializzazione. Secondo uno studio condotto dal National Intelligence Coucil statunitense nel suo rapporto “Global Trends 2030”, nel 2030 la Cina supererà sul piano economico la potenza a “stelle e strisce”. Sempre secondo tale analisi, tuttavia gli USA riusciranno a mantenere il loro primato proprio grazie al loro apparato di Intelligence Economica messo in campo già dalla prima amministrazione Clinton nel 1992, che li aiuteranno a mantenere il loro status quo nei confronti del  “dragone rosso”.

A questo va necessariamente aggiunto il tema prima citato della cyber sicurezza, che già da ieri ma soprattutto da domani a mio avviso meriterà grande attenzione; la rete, internet dunque è una delle nuove frontiere dell’Intelligence, ambito nel quale però l’elemento umano è, e rimane sempre indispensabile e cruciale.

In un mondo sempre più difficile e complesso per i tanti cambiamenti che stiamo attraversando  e che ho cercato di analizzare nel presente lavoro, in una realtà profondamente mutata come ben sappiamo dalla caduta del Muro di Berlino in poi,  ed in un contesto sempre più globale e multipolare (apolare secondo alcuni) con minacce multiformi e asimmetriche, l’Intelligence si è trovata difronte alla necessità di guardare con attenzione a diverse problematiche di natura economico-industriale, ma anche legate al terrorismo internazionale, alla criminalità organizzata ed alla sicurezza cibernetica, dunque un mondo senza Intelligence difficilmente si potrebbe comprendere bene e fino in fondo.

Dott. Pietro Stilo

Centro Studi IR-Consult

Università Mediterranea di RC

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